“Sei Bella e per questo il mio sguardo si ferma su di te, è questa la mia colpa ?”
Kazi Nazrul Islam, poeta bangladese
L’Associazione Dhuumcatu convoca urgentemente una riunione a Via Bixio 12 alle ore 18.00 per discutere dell’attuale situazione delle lavoratrici ed dei lavoratori immigrati. Vi informiamo, inoltre, che domani, 07-08-2008 a Piazza Vittorio alle ore 16.00, vi sarà l’ultimo saluto alla salma del sig. Khan Lutfor, Presidente fondatore dell’Associazione del Bangladesh, deceduto per cause naturali a Roma. Cogliamo quest’occasione per denunciare gli ultimi episodi di intolleranza e razzismo che, nell’ultime settimane, hanno colpito la comunità bangladese romana.
Alcuni fatti sono già noti: 10 giorni orsono al quartiere Prenestino, l’ultimo episodio è accaduto proprio ieri a Tor Bella Monaca. Il quotidiano la Repubblica ha liquidato i fatti come una banale lite per un apprezzamento galante ad una ragazza. Noi crediamo che l’ignobile aggressione ai danni di un giovane bangladese, non sia affatto da derubricare come un banale diverbio, al contrario si tratta di un atto di razzismo nei confronti di un immigrato. Un cortese e garbato complimento non può essere la causa scatenante di tanta ferocia. Il poeta bangladese Nazrul scriveva “Sei Bella e per questo il mio sguardo si ferma su di te, è questa la mia colpa ?”
Nell’ultimo periodo, la stampa italiana ha cercato di far passare le numerose aggressioni ai danni di cittadini stranieri come semplici diverbi. Troppo spesso abbiamo letto che queste “banali liti” sono dovute ad incomprensioni per il parcheggio, per il condominio o per un complimento. Noi, al contrario, crediamo che questa lunga serie di fatti di cronaca siano manifestazioni lampanti del clima di intolleranza e di xenofobia che serpeggia nel paese, spesso alimentato dalle forze politiche.
Accanto al razzismo quotidiano, c’è, purtroppo, da rilevare quello istituzionale.
Ci risulta - fonte è lo stesso portavoce dell’Associazione Dhuumcatu – che il VI Municipio si sia rifiutato di autenticare la firma di un cittadino immigrato proprio in virtù del suo essere straniero (firma poi autenticata nel III Municipio). Un comportamento discriminatorio ed inaccettabile per un’istituzione sul cui territorio risiedono, lavorano e studiano migliaia di cittadini stranieri.
La Polizia Municipale strappa e porta via materiali da un Internet Point, in assenza di verbale, perché si tratta di immigrati.
A ordinare questa azione è il Presidente del VI Municipio?
Il fatto è avvenuto circa una 20 giorni fa, intorno al 12 luglio del 2009, verso le diciotto. La Polizia Municipale fa irruzione nel locale di via Amedeo Cencelli 45, lo stesso che lo scorso anno era stato distrutto da aggressori razzisti. Un cittadino del Bangladesh sta sistemando diversi oggetti nel locale, quando gli agenti domandano: “Che ca....o stai facendo?”. “Ripulendo”, risponde l’uomo. “E il telefono funziona?”, chiedono ancora gli agenti. “Non c’è linea”, spiega l’uomo, perché la linea ancora non è stata attivata. Uno degli agenti entra in una cabina, verifica che la linea effettivamente ancora non c’è e chiede, sprezzante: “E allora perché questo negozio sta aperto?”. il ragazzo del Bangladesh, intimorito, risponde: “Signore, io sto solo sistemando il locale”, ma “Ca....o” è l’unica risposta che riceve dagli agenti. Intanto, un altro degli agenti si avvia verso l’uscita del negozio e vede le insegne sul muro interno del locale. Ne stacca una e la porta via, e ne strappa un’altra minacciando: “Se vi vedo ancora aperti, butto tutto, hai capito?”. Il ragazzo del Bangladesh è terrorizzato.
La Polizia Municipale strappa e porta via materiali da un Internet Point, in assenza di verbale, perché si tratta di immigrati.
A ordinare questa azione è il Presidente del VI Municipio?
Il fatto è avvenuto circa una 20 giorni fa, intorno al 12 luglio del 2009, verso le diciotto. La Polizia Municipale fa irruzione nel locale di via Amedeo Cencelli 45, lo stesso che lo scorso anno era stato distrutto da aggressori razzisti. Un cittadino del Bangladesh sta sistemando diversi oggetti nel locale, quando gli agenti domandano: “Che ca....o stai facendo?”. “Ripulendo”, risponde l’uomo. “E il telefono funziona?”, chiedono ancora gli agenti. “Non c’è linea”, spiega l’uomo, perché la linea ancora non è stata attivata. Uno degli agenti entra in una cabina, verifica che la linea effettivamente ancora non c’è e chiede, sprezzante: “E allora perché questo negozio sta aperto?”. il ragazzo del Bangladesh, intimorito, risponde: “Signore, io sto solo sistemando il locale”, ma “Ca....o” è l’unica risposta che riceve dagli agenti. Intanto, un altro degli agenti si avvia verso l’uscita del negozio e vede le insegne sul muro interno del locale. Ne stacca una e la porta via, e ne strappa un’altra minacciando: “Se vi vedo ancora aperti, butto tutto, hai capito?”. Il ragazzo del Bangladesh è terrorizzato.
Ma di quali delitti si sono resi colpevoli, i cittadini del Bangladesh, in questo paese?
I gruppi razzisti li hanno presi di mira, nel VI municipio i vigili urbani fanno a pezzi i loro negozi nel silenzio (o col consenso?) dell’amministrazione, il I Municipio ha lasciato carta bianca agli agenti per malmenare i venditori ambulanti (soltanto negli ultimi mesi, nel centro storico sono state ricoverate più di dieci persone, per fratture e percosse, in seguito agli attacchi di alcuni Vigili Urbani del Primo Municipio, senza che per questo sia stata aperta alcuna indagine).
Dopo aver ricevuto numerose segnalazioni di attacchi razzisti nel locale di via Amedeo Cencelli, la nostra Cooperativa, La Dhuumcatu, è subentrata nella gestione del locale ed è intervenuta nella sua sistemazione, presentando tra l’altro richiesta alla Questura, per la licenza, ed al Ministero della Comunicazione per l’autorizzazione all’apertura, nel locale, di un Internet Point e di uno sportello legale rivolto ai cittadini del quartiere, sia immigrati che italiani.
I fatti del 12 luglio sono venuti a nostra conoscenza solamente il 18 luglio, quando l’amministratore della nostra Cooperativa, visionato il locale per accertare che la situazione tecnica ed i materiali ne consentissero finalmente l’apertura, si è reso conto che mancava l’insegna strappata dall’agente e ha chiesto spiegazioni al ragazzo del Bangladesh. Il ragazzo ha raccontato la sua storia, ha raccontato di essere stato insultato (“Neanche ho capito se mi dicevano stronzo o straniero”), ha raccontato che gli agenti, per ben due volte, gli si sono piantati a un paio di centimetri dal volto, faccia a faccia, con aria minacciosa.
L’Associazione Dhuumcatu risponde allora a questa sfida, a quanto sembra lanciata dal Presidente razzista del VI Municipio e dai suoi uomini: da oggi siamo presenti in questo locale, ventiquattro ore al giorno, e vi aspettiamo per rispondere alla vostra domanda e spiegarvi “che ca....o stiamo facendo qui”. La nostra è una sfida aperta all’atteggiamento razzista del VI Municipio, dei politici e dei Vigili Urbani, che già durante il Capodanno Bangla del 1416 hanno preso di mira la comunità del Bangladesh, contribuendo di fatto a preparare il terreno ad un raid durante i festeggiamenti di Villa Gordiani, e che adesso continuano ad attaccarci con le aggressioni dei Vigili.
Il ragazzo che ha subito l’aggressione dei Vigili, il 12 luglio, è in grado di riconoscere i colpevoli dei fatti. Per questo motivo, chiediamo a stampa e TV di diffondere questa notizia e di informare che in data 20 Agosto il call center di via Cencelli sarà inaugurato e che richiediamo il risarcimento dei danni economici subiti, le dimissioni del presidente del VI Municipio, qualora non decida di far luce sugli avvenimenti del 12 luglio, e le scuse pubbliche alla comunità del Bangladesh da parte del comandante Giuliano, che in più occasioni ha difeso l’operato dei Vigili Urbani, affermando (gennaio 2008) che “questi immigrati devono tornare nel loro paese”.
Dopo aver ricevuto numerose segnalazioni di attacchi razzisti nel locale di via Amedeo Cencelli, la nostra Cooperativa, La Dhuumcatu, è subentrata nella gestione del locale ed è intervenuta nella sua sistemazione, presentando tra l’altro richiesta alla Questura, per la licenza, ed al Ministero della Comunicazione per l’autorizzazione all’apertura, nel locale, di un Internet Point e di uno sportello legale rivolto ai cittadini del quartiere, sia immigrati che italiani.
I fatti del 12 luglio sono venuti a nostra conoscenza solamente il 18 luglio, quando l’amministratore della nostra Cooperativa, visionato il locale per accertare che la situazione tecnica ed i materiali ne consentissero finalmente l’apertura, si è reso conto che mancava l’insegna strappata dall’agente e ha chiesto spiegazioni al ragazzo del Bangladesh. Il ragazzo ha raccontato la sua storia, ha raccontato di essere stato insultato (“Neanche ho capito se mi dicevano stronzo o straniero”), ha raccontato che gli agenti, per ben due volte, gli si sono piantati a un paio di centimetri dal volto, faccia a faccia, con aria minacciosa.
L’Associazione Dhuumcatu risponde allora a questa sfida, a quanto sembra lanciata dal Presidente razzista del VI Municipio e dai suoi uomini: da oggi siamo presenti in questo locale, ventiquattro ore al giorno, e vi aspettiamo per rispondere alla vostra domanda e spiegarvi “che ca....o stiamo facendo qui”. La nostra è una sfida aperta all’atteggiamento razzista del VI Municipio, dei politici e dei Vigili Urbani, che già durante il Capodanno Bangla del 1416 hanno preso di mira la comunità del Bangladesh, contribuendo di fatto a preparare il terreno ad un raid durante i festeggiamenti di Villa Gordiani, e che adesso continuano ad attaccarci con le aggressioni dei Vigili.
Il ragazzo che ha subito l’aggressione dei Vigili, il 12 luglio, è in grado di riconoscere i colpevoli dei fatti. Per questo motivo, chiediamo a stampa e TV di diffondere questa notizia e di informare che in data 20 Agosto il call center di via Cencelli sarà inaugurato e che richiediamo il risarcimento dei danni economici subiti, le dimissioni del presidente del VI Municipio, qualora non decida di far luce sugli avvenimenti del 12 luglio, e le scuse pubbliche alla comunità del Bangladesh da parte del comandante Giuliano, che in più occasioni ha difeso l’operato dei Vigili Urbani, affermando (gennaio 2008) che “questi immigrati devono tornare nel loro paese”.
Per ulteriori informazioni:
Associazione Dhuumcatu
via Bixio 12
telefono: 06-44361830,
cellulare: 339 8127020
sito internet: www.dhuumcatu.org.
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